mercoledì, marzo 26, 2008

 

Ho un’emergenza, mi richiami?

Mentre tutti attendiamo che il numero di emergenza unico europeo, il 112, sia effettivamente attivo e operante anche in Italia, una novità nell’ambito delle telecomunicazioni ha dato risposta ad alcuni problemi relativi alle emergenze.

Fino a poco tempo fa la possibilità di farsi richiamare ad un telefono di una cabina telefonica pubblica era spesso poco più di un sogno.

Oggi finalmente questo problema appare superato, sia per le sale operative d’emergenza che per ogni singolo cittadino.

Da una cabina ora si può premere semplicemente sul tasto “OK” del telefono pubblico e successivamente comunicare al nostro interlocutore il numero telefonico apparso sul display.

Se la sua chiamata è diretta ad una centrale di emergenza (es. 112, 113, 115, 118, ecc.) la chiamata in uscita non necessiterà di denaro (o schede) e il numero della cabina sarà automaticanmente visualizzato, se sarà invece indirizzata ad un numero privato avrà invece la normale tariffazione ma sarà possibile farsi richiamare.

Per richiamare una cabina telefonica è infatti sufficiente comporre, da telefono fisso e mobile, un numero unico nazionale, il 199229229, e successivamente digitare il numero della cabina che l’utente ha indicato.

Il nome di questa piccola rivoluzione, che risolve in realtà un assurdo anacronismo, ha il nome di un nuovo servizio, Mi Chiami?, che si aggiunge ai mille servizi della giungla degli operatori telefonici.Questo servizio, accessibile da telefoni fissi e mobili, ha ovviamente anche un costo. Da telefono fisso è di 12,40 eurocent alla risposta e di 18,59 eurocent al minuto, un costo ben superiore anche a quello delle telefonate interurbane.

lunedì, settembre 03, 2007

 

Sicurezza dell’impianto elettrico domestico

Un incidente all’impianto elettrico è talvolta preceduto da alcuni segnali di avvertimento.

Saper cogliere questi segnali, non sottovalutarli e fare effettuare i necessari controlli all’impianto a personale esperto è il corretto atteggiamento per garantire la sicurezza dell’impianto, della propria abitazione e…di quella altrui se si abita in un contesto condominiale.
Un approfondimento sul tema è stato presentato dal mensile “Obiettivo Sicurezza” nel mese di giugno, in uno speciale dedicato alla sicurezza domestica.
Tra i segnali di avvertimento che l’impianto elettrico e gli apparecchi utilizzatori ad esso connesso possono dare sono indicati, ad esempio, la sensazione di formicolio mentre si sta toccando un apparecchio elettrico o parti dell’impianto che non dovrebbero trovarsi in tensione, oppure l’effetto flicker (“sfarfallamento”) o oscuramento delle luci.
Altri segnali di avvertimento sono rumori ed odori insoliti, frequenti interventi dei dispositivi di protezione, mancanza improvvisa di energia elettrica oppure segni di bruciature sulle spine o le prese di corrente o su qualsiasi altra parte dell’impianto elettrico e delle apparecchiature (nerofumo)”.
Da tenere in considerazione anche se apparecchi elettrici o parti dell’impianto risultano al tatto più caldi del normale;
“Il surriscaldamento anormale di portalampade, spine, prese, adattatori, prese multiple, ciabatte, ecc., - osservano gli autori - è spesso provocato dall’ossidazione dei contatti elettrici o da un cattivo collegamento meccanico.
In questi casi occorre togliere corrente e far verificare l’impianto elettrico. Situazioni di questo genere possono provocare l’interruzione dell’alimentazione.”
La pubblicazione presenta poi alcuni suggerimenti e consigli per il mantenimento della sicurezza dell’impianto elettrico.....

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lunedì, luglio 16, 2007

 

Anziani: come prevenire i disagi causati dal caldo

Consigli, rivolti in particolare agli anziani ed ai disabili, per affrontare il caldo estivo sono contenuti in un opuscolo della Regione Lombardia.
La pubblicazione, che aggiorna ed integra un opuscolo del 2005, è stata distribuita in formato cartaceo ed è stata resa disponibile anche on line.
L’opuscolo illustra i principali disturbi legati alle condizioni ambientali estive (calore eccessivo, esposizione diretta al sole, alta umidità) e fornisce suggerimenti su come affrontarli: cosa fare e cosa non fare.
In caso di colpo di sole , ad esempio, è suggerito di non provocare raffreddamenti troppo rapidi.
Per affrontare il caldo estivo è fondamentale una corretta alimentazione; l’opuscolo fornisce quindi alcune regole base per il menù estivo.
Da evitare, ad esempio, tutti i cibi elaborati, molto salati e ricchi in grassi, ma anche le bevande fredde e ghiacciate perché possono provocare congestioni gravi. Da preferire le bevande a temperatura fresca.

La pubblicazione si conclude con un decalogo, che di seguito riportiamo:
1. Evita di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore più calde del giorno (dalle 11.00 alle 17.00).
2. Apri le finestre dell’abitazione al mattino e abbassa le tapparelle o socchiudi le imposte.
3. Rinfresca l’ambiente in cui soggiorni.
4. Ricordati di coprirti quando passi da un ambiente molto caldo a uno con aria condizionata.
5. Quando esci, proteggiti con cappellino e occhiali scuri; in auto, accendi il climatizzatore, se disponibile, e in ogni caso usa le tendine parasole, specie nelle ore centrali della giornata.
6. Indossa indumenti chiari, non aderenti, di fibre naturali, come ad esempio lino e cotone; evita le fibre sintetiche che impediscono la traspirazione e possono provocare irritazioni, pruriti e arrossamenti.
7. Bagnati subito con acqua fresca in caso di mal di testa provocato da un colpo di sole o di calore, per abbassare la temperatura corporea.
8. Consulta il medico se soffri di pressione alta (ipertensione arteriosa) e non interrompere o sostituire di tua iniziativa la terapia.
9. Non assumere regolarmente integratori salini senza consultare il tuo medico curante.
10. Ricordati di bere.

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lunedì, giugno 18, 2007

 

Il lavoro uccide più della guerra?

Lavorare in Italia è più pericoloso che prestare servizio nella guerra del Golfo?

Per marcare la portata del fenomeno delle morti bianche nel nostro Paese, l’Eurispes ha confrontato le cifre dei morti per infortuni sul lavoro con quelle dei militari della coalizione che hanno perso la vita durante la 2° Guerra del Golfo.
Se dall’aprile del 2003 all’aprile 2007 i militari della coalizione che hanno perso la vita durante le operazioni belliche sono stati 3.520, i morti sul lavoro in Italia dal 2003 all’ottobre del 2006 sono stati invece 5.252.
Il dato ha aperto la presentazione della ricerca “Infortuni sul lavoro:peggio della guerra”, realizzata dall’Eurispes con patrocinio del Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.
Lo studio presenta una mappatura del fenomeno infortunistico nel nostro Paese. I dati Inail relativi al periodo 2000-2006 mostrano che ogni anno in Italia muoiono in media 1.376 persone per infortuni sul lavoro. “L’età media degli infortuni mortali – osserva l’Eurispes - si aggira sui 37 anni per cui, dato che l’aspettativa di vita alla nascita è in media di circa 79,12 anni, ogni incidente comporta una perdita di vita pari a 42 anni. Moltiplicando questo dato per il totale dei morti gli anni di vita persi ammontano a poco meno di 58mila.”
Secondo l’Eurispes, nonostante le numerose norme in materia di sicurezza sul lavoro (forse troppe?), il numero di incidenti (1 ogni 15 lavoratori) e quello delle morti (1 ogni 8.100 addetti) rappresenta una emergenza sociale.
L’istituto di ricerche individua nella carenza di controlli sull’attuazione delle norme di legge sulla tutela dei lavoratori e nella pratica, in uso nella Pubblica Amministrazione, di assegnare gli appalti pubblici al ribasso, due dei principali fattori che favoriscono l’incremento degli infortuni sul lavoro.
La ricerca dell’Eurispes mette inoltre in evidenza che circa l’85% degli incidenti mortali avviene proprio nell´ambito dei sub-appalti.
Nelle conclusioni alla ricerca sono individuate alcune delle principali cause che concorrono a determinare il verificarsi di un incidente sul lavoro ed alcune importanti misure che potrebbero ridurre le dimensioni dl fenomeno infortunistico.

Tra le diverse cause che contribuiscono al verificarsi di un infortunio vi sono:
-scarsa padronanza della macchina;
-assuefazione ai rischi (abitudine e ripetitività dei gesti);
-banalizzazione dei comportamenti di fronte al pericolo;
-sottostima dei rischi (neutralizzazione delle protezioni);
-diminuzione dell’attenzione nel lavoro di sorveglianza (stanchezza);
-mancato rispetto delle procedure;
-aumento dello stress (rumore, ritmo, ecc.);
-precarietà del lavoro che conduce ad una formazione insufficiente;
-manutenzione poco o male eseguita (rischi insospettati).

Secondo l’Eurispes la quantità del numero di infortuni potrebbe essere contenuta aumentando il numero e la qualità dei controlli e, allo stesso tempo, attuando una efficace politica di prevenzione che faccia leva in particolare sulla formazione ed l’addestramento per ottenere comprensione (dei problemi) e condivisione (sulle modalità di tutela), sul rispetto delle indicazioni e dei divieti, sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale, sul rigido rispetto delle procedure.
Fondamentali sono inoltre lo snellimento del corposo sistema normativo vigente in materia e la promozione di finanziamenti alle imprese per la sicurezza e la prevenzione.

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lunedì, giugno 04, 2007

 

Proposte per la riduzione immediata degli infortuni sul lavoro

Analisi del fenomeno infortunistico in italia.
Si avverte la necessità dell´approvazione di un pacchetto di misure urgenti di sicurezza nei luoghi di lavoro.
A cura di g. Porreca.

Negli ultimi tempi si accusa e si è accusato il verificarsi di numerosi infortuni con esito grave e mortale che ha avuto e sta avendo una vasta eco nel mondo del lavoro e dure reazioni da parte delle forze istituzionali, politiche e sindacali. Il fenomeno ha provocato l’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha esortato il Parlamento e tutte le forze politiche affinché si discuta rapidamente il disegno di legge elaborato dal Governo sulla sicurezza sul lavoro nonché a destinare i mezzi necessari al rafforzamento di ispezioni e controlli ed al suo appello si è associato anche il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Cesare Damiano, che ha chiesto per raggiungere tale scopo di sbloccare le risorse già stanziate dalla legge finanziaria per gli ispettori del lavoro.

E come al solito dopo il ripetersi di eventi infortunistici gravi e mortali il pensiero va subito al Testo Unico in materia di salute e di sicurezza sul lavoro. Ma sarà questo il toccasana? Certamente no, non basterà una nuova legislazione per contrastare un fenomeno che dipende da una concomitanza di fattori organizzativi, culturali ed anche comportamentali esistenti nei luoghi di lavoro e che è in fondo semplicemente legato ad una mancata reale ed effettiva applicazione di norme già esistenti nella materia. Intanto c´è da porre in evidenza e da chiarire che quello che è stato varato dal Consiglio dei Ministri del 13/4/2007 non è assolutamente il Testo Unico, come molti credono, ma è solo lo schema di una legge con la quale il Parlamento delegherà il Governo ad emanare entro un anno dall´entrata in vigore della stessa uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, decreti da elaborare secondo le indicazioni e gli indirizzi forniti dalla stessa legge delega. Quindi di fatto, e l´esperienza dei precedenti tentativi fatti nelle passate legislature ci insegna, passerà certamente del tempo prima che tale Testo Unico, termini l´iter che si prevede abbastanza difficoltoso e veda la luce.

La grave situazione che è oggi possibile riscontrare in Italia richiede, invece, certamente l´emanazione di alcune misure urgenti finalizzate ad arginare e far regredire il fenomeno infortunistico. Già il Governo in verità si è avviato sulla strada giusta con l´emanazione di un "pacchetto sicurezza", noto come pacchetto Bersani, approvato proprio a seguito di un´altra serie di eventi infortunistici gravi e mortali verificatisi nell´estate scorsa, decreto applicabile però attualmente solo al settore edile e contenente misure per contrastare il lavoro nero che costituisce certamente uno degli elementi condizionanti e comunque strettamente legato al fenomeno infortunistico. Con la Finanziaria 2007 sono state successivamente introdotte specifiche disposizioni destinate a tutti i settori produttivi, volte anche esse a contrastare il lavoro nero ed a migliorare attraverso tale via il livello di sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro e sono stati quintuplicati gli importi delle sanzioni amministrative previste per la violazione di norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro entrate in vigore prima dell´1/1/1999.

Ma la prevenzione che si può realizzare attraverso il contrasto al lavoro nero è di tipo indiretta e non ha certamente la dovuta e necessaria efficacia per far eliminare le carenze di misure di sicurezza che costituiscono certamente la stragrande maggioranza delle cause che portano agli eventi infortunistici. Occorrerebbe, invece, in attesa che il Testo Unico compia il suo iter legislativo, che venga elaborato con urgenza un ulteriore pacchetto sicurezza finalizzato alla individuazione di nuove ed immediate misure per migliorare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, pacchetto che dovrebbe prevedere in particolare:

- un incremento delle ispezioni e dei controlli da effettuarsi nelle aziende per verificare l´applicazione delle norme di sicurezza (l´esperienza insegna che i datori di lavoro sono più sensibili se sanno di essere controllati);

- un potenziamento degli organi di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro e una migliore utilizzazione delle risorse umane a disposizione degli stessi;

- l´obbligo per tutte le aziende, escluso le microimprese con un numero inferiore a cinque dipendenti, di istituire il Servizio di Prevenzione e Protezione che è certamente lo strumento di prevenzione più efficace per la individuazione e l´eliminazione dei rischi nei luoghi di lavoro. Questa misura discende dalla osservazione che la facoltà data con l’art. 10 del D. Lgs. n. 626/1994 ai datori di lavoro fino a trenta addetti di svolgere direttamente i compiti del servizio di prevenzione e protezione non ha dato i risultati sperati e discende altresì dalla considerazione che, così come emerge dalle statistiche, la stragrande maggioranza delle aziende operanti in Italia sono piccole e medie imprese nonché dalla osservazione che gran parte degli infortuni accadono proprio nell´ambito di queste imprese;

- un meccanismo premiale nei confronti di quelle imprese che dimostrino di rispettare le norme di sicurezza sul lavoro e nello stesso momento di esclusione dal mercato di quelle che non le rispettino e che fanno concorrenza sleale (vedi azzardati ribassi d’asta);

- un sistema di effettive agevolazioni per le piccole e medie imprese che sono nelle condizioni di dover adeguare gli ambienti di lavoro e di dover rinnovare il loro parco macchine, le attrezzature e gli impianti al fine di poterli adeguare alle disposizioni legislative vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

- un meccanismo nell´ambito della normativa sugli appalti e subappalti che porti ad una responsabilità solidale a tutti i livelli delle attività lavorative in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro ed a seguito di eventi infortunistici derivanti dallo stesso.

In merito al potenziamento degli ispettori si è avuto di recente un appello da parte di tutti gli assessori al lavoro delle regioni dell’Italia meridionale rivolto a Prodi e finalizzato appunto a garantire l’assunzione di nuovi 1000 ispettori del lavoro. Ma a tal punto è necessario chiarire, per non tradire le aspettative dei lavoratori, quanto da nessuno messo in chiara evidenza e cioè che la prevenzione degli infortuni è oggi in Italia affidata alle Unità Sanitarie Locali e solo relativamente al settore dell’edilizia, in pratica, ai servizi ispettivi delle Direzioni Provinciali del Lavoro in concorso ed in coordinamento con le stesse.

Il fenomeno infortunistico investe, invece, tutti i settori lavorativi, dall´edilizia all´industria, dal commercio ai servizi e non ultimo il settore dell´agricoltura che, benché sia considerato secondo le statistiche europee il settore a maggior rischio dopo quello dell´edilizia, non è sottoposto ai necessari controlli da parte degli organi di vigilanza, per cui il ventilato, richiesto ed annunciato potenziamento degli ispettori del lavoro non costituirebbe in sé una misura sufficiente ed efficiente a contrastare il fenomeno infortunistico stesso in considerazione anche della nota riduzione dei fondi assegnati per la loro attività ispettiva che il Ministro del Lavoro si è impegnato a sbloccare. Viene pertanto ravvisata la opportunità di inserire anche, nell’eventuale pacchetto di misure urgenti che si dovrebbe adottare, un decreto governativo che estenda l’attività ispettiva delle Direzioni Provinciali del Lavoro, a carattere preventivo, a tutti i settori di attività lavorative il che consentirebbe tra l’altro una sinergia fra gli organi di vigilanza, una migliore distribuzione sul territorio dei controlli ispettivi e l’utilizzo di tutte le risorse umane disponibili utili per migliorare le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

E a chi tira in ballo il solito ritornello della necessità di un rigoroso coordinamento fra gli organi di vigilanza locali e statale è facile rispondere che si tratta di un falso problema in quanto a fronte di qualche azienda che può essere oggetto di una sovrapposizione di visite ispettive, tra l’altro facilmente evitabile, ce ne sono centinaia e centinaia che non hanno invece mai avuto nell´arco della loro vita aziendale nessun controllo in materia di sicurezza sul lavoro. E ciò è deleterio.

lunedì, maggio 07, 2007

 

Quale casa per le persone anziane?

Per le persone anziane la casa assume spesso un ruolo particolarmente significativo: è il luogo dove viene consumata la maggior parte del tempo e, specie quando qualcuno continua a vivere nella “casa di famiglia”, essa incorpora i ricordi e i significati di tutta una vita, che contribuiscono alla percezione di un senso di continuità e aumentando così anche il benessere percepito.

Sempre più attenzione è stata quindi posta ad elementi quali l’accessibilità, la fruibilità e la sicurezza degli edifici, la coerenza e la leggibilità degli spazi, la garanzia di privacy e di socializzazione.

Le caratteristiche fisiche della casa giocano un ruolo importante in quello che viene chiamato “successful aging”, nell’invecchiare con successo.

Un approfondimento su questi temi è stato pubblicato sul primo numero del 2007 di PdE, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente a cura di Lucia De Antoni.

Da molti anni è sostenuto il concetto che “un ambiente fisico supportante può fare sì che una persona anziana si adatti con successo al declino delle sue abilità funzionali”.

Un principio che emerge continuamente quando si parla di persone anziane è il desiderio di sentirsi sicuri e fuori dal pericolo, all’interno della casa e all’interno della comunità.

All’interno della casa possono comunque trovare posto molti sistemi che facilitano la risposta a questo bisogno: per esempio un impianto per luci di sicurezza che si accendano automaticamente, o dispositivi che consentano di accendere le luci in casa dall’esterno attraverso un interruttore, in modo tale da non dover entrare, camminare in uno spazio buio ed evitare cadute, e che permettano di illuminare il vano della porta di ingresso per rendere più facile l’inserimento della chiave.

Anche l’accessibilità è un concetto basilare rispetto al poter vivere in maniera indipendente.
Ad esempio, una persona anziana con problemi di mobilità e scarsa forza fisica può non essere capace di salire una rampa di scale nella sua casa. Similmente, una persona con problemi di flessibilità, di allungamento o di prensione, può trovare difficoltà nell’usare un convenzionale battacchio per la porta sferico. Ridurre l’eccesso di disabilità richiede sia il promuovere le abilità della persona, sia ridurre le richieste dell’ambiente.
L’obiettivo che ci si deve prefissare per rendere una casa adatta alla persona anziana deve essere quindi quello di raggiungere un equilibrio tra sicurezza e autonomia.

Negli ultimi anni si stanno comunque svolgendo molti progetti europei e internazionali il cui obiettivo è creare linee guida per la progettazione di case per senior citizens, tra questi il progetto Wel_Hops Welfare housing policies for senior citizens, ovvero soluzioni di welfare abitativo per anziani, cofinanziato dall’Unione Europea. Le Linee Guida vogliono essere uno strumento di carattere tecnico, facilmente consultabile e adattabile ai diversi contesti dei paesi appartenenti all’Unione Europea, in cui trovano spazio soluzioni pensate per aiutare la persona e non per sostituirla nelle principali azioni quotidiane, con l’obiettivo di favorire il mantenimento dell’autonomia e della dignità personale.

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lunedì, marzo 12, 2007

 

Incendi in casa. Cosa fare?

Nell´ultimo periodo stiamo assistendo ad eventi tragici causati da incendi divampati in edifici destinati a civile abitazione.
A farne le spese, purtroppo, sono state soprattutto le persone più deboli, quali anziani e bambini.

La causa di queste morti è legata soprattutto ai fumi prodotti dai materiali di arredamento ed allo sviluppo repentino degli incendi, che non consentono alle persone di mettersi in salvo.

Come fare, dunque, per evitare simili tragedie e come migliorare la sicurezza nelle nostre case? Sicuramente l´utilizzo di materiali cosiddetti ignifughi, cioè non infiammabili, sarebbe fondamentale.
Basta pensare ai divani, ai materassi ed alle tende delle nostre abitazioni, che sono fonte di possibili incendi e che ne facilitano la successiva propagazione e la produzioni di fumi.
Prevedere che questi materiali abbiano caratteristiche ignifughe minime ridurrebbe drasticamente il verificarsi di effetti tanto drammatici come quelli che appaiono purtroppo sulle cronache.Del resto, l´utilizzo di prodotti ignifughi non inciderebbe in modo particolare sull´economia domestica, in quanto il loro costo è di poco superiore a quello degli altri prodotti normalmente utilizzati.
Il mercato dei prodotti ignifughi è peraltro in continua ascesa, basta pensare che l´Area Protezione Passiva della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica del Dipartimento dei Vigili del fuoco rilascia ogni anno più 1300 nuove omologazioni (atti autorizzativi alla commercializzazione di prodotti che rispondono a caratteristiche ignifughe) e che al momento sono più di 18.000 le omologazioni in regime di validità.

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